Quando si guida bisogna essere in condizione di prevedere tutti i possibili comportamenti dei pedoni ed essere in grado di evitare ogni conseguenza.
Questo principio, l’obbligo di attenzione (più volte pronunciato dalla Corte di cassazione), è stato ribadito pochi giorni fa dai giudici con l’ermellino nella sentenza 52071 spiega Infortunistica Consulting.
Il testo, depositato il 30 dicembre scorso, è relativo a una vicenda di omicidio colposo provocato da una persona alla guida di un veicolo e conferma quanto indicato pochi mesi fa, con la sentenza 34406/2019, e poco più di un anno fa con la sentenza 22033/2018.
Obbligo di attenzione.
Semplificando al massimo, l’obbligo di attenzione si sostanzia in tre comportamenti che chiunque si ponga alla guida deve rispettare, anche per prevenire le possibili irregolarità dei pedoni: prestare attenzione alla strada dove si procede, o che si sta per impegnare; mantenere un costante controllo del veicolo in rapporto alle condizioni della strada e del traffico; prevedere tutte le situazioni in modo da non costituire pericolo per gli altri utenti e in particolare per i pedoni.
Ciò coerentemente con l’articolo 141 del Codice della strada, secondo cui "è obbligo del conducente regolare la velocità del veicolo in modo che (...) sia evitato ogni pericolo per la sicurezza delle persone, delle cose e ogni altra causa di disordine per la circolazione".
Il concetto di prevedibilità.
In buona sostanza, l'aspetto cardine di ogni vicenda, compresa quella in cui sono state uccise a Roma due adolescenti, Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, è la ragionevole prevedibilità della condotta della vittima e la possibilità, per il conducente, di porre in essere le manovre di emergenza necessarie ad evitare l’evento. Insomma, per i giudici bisogna sempre mettersi nella condizione di poter evitare un incidente, anche quando l’evento è dovuto al comportamento imprudente del pedone.
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