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Troppa fila al pronto soccorso? Questi suggerimenti vi saranno molto utili.

I diritti del malato quando entra in un pronto soccorso, come rivolgersi al servizio privato senza pagare.

Introduzione

Quando si parla di inefficienza della sanità pubblica, il pensiero corre subito agli ospedali, alle liste di attesa, ai codici di priorità del triage, alle interminabili file all’accettazione, agli infermieri che invitano i pazienti ad essere pazienti e ad aspettare:

pronti soccorso pieni di malati seduti su sedie e barelle, in apprensione e nel timore che, quando arrivi il medico di turno, il danno non sia ormai irreparabile.

Se da un lato è vero che le liste di attesa negli ospedali sono quel classico muro di gomma contro il quale sembra che l’unica alternativa sia lo studio privato, è però vero che quelle poche – e spesso risolutive – alternative previste dalla legge non sono spesso conosciute dai pazienti.

Non è tanto una questione di «superare la fila» e avere la meglio rispetto agli altri malati, anch’essi probabilmente con la stessa premura, quanto piuttosto di far valere i propri diritti e sfruttare quei “corridoi” della sanità che, a volte, restano completamente vuoti.


Cosa sapere per evitare la fila al pronto soccorso.

Parleremo qui di seguito dei diritti del paziente nel momento in cui si interfaccia con una struttura ospedaliera e come evitare di dover subire le inefficienze della sanità pubblica.

Certo, tra questi diritti c’è innanzitutto quello di ricorrere al giudice per ottenere tutela, ma i tribunali presentano tempi di attesa superiori a quelli del pronto soccorso.


Tempi di attesa massima per una visita specialistica:

La legge individua dei tempi certi e brevi entro cui l’azienda sanitaria deve garantire le prestazioni mediche.

In particolare il paziente deve ottenere una visita medica specialistica entro massimo 30 giorni.

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non si tratta di un termine indicativo, che può essere allungato in presenza di un numero eccessivo di malati ed esiguo di medici.

Il termine è perentorio e, se non rispettato, scattano una serie di tutele che, a breve, illustreremo.


Tempi di attesa massima per un esame diagnostico:

Non solo per le visite mediche, ma anche per gli esami diagnostici come tac, risonanze magnetiche, raggi, ecografie, mammografie, colonscopie, l’ospedale non deve sforare i tempi prestabiliti dalla legge.

In questo caso il paziente ha diritto ad avere la prestazione richiesta entro 60 giorni.

Anche qui, è difficile trovare – se non forse nei piccolissimi centri – una struttura che rispetti le date.

Risultato?

chi se lo può permettere si rivolge alla clinica privata, paga di più (molto di più) e ha la meglio rispetto invece a chi, con una pensione bassa, è costretto ad attendere.

Andare dal privato e chiedere il rimborso all’Asl.

Esiste un altro metodo per saltare le liste di attesa al pronto soccorso, da utilizzare anche qualora l’Asl non garantisca il diritto alla prestazione in intramoenia pagando solo il ticket.

Secondo i nostri esperti di Infortunistica stradale, il malato costretto a curarsi presso cliniche private non convenzionate a causa delle interminabili liste di attesa all’ospedale, incompatibili con il proprio stato di salute, e quindi in condizioni di gravità e di rischio per la propria salute può rivolgersi al privato ed ottenere, dal Servizio Sanitario Nazionale, il rimborso delle spese sostenute.

Questi i presupposti :

  1. tali prestazioni mediche costituiscano – a causa delle specifiche condizioni cliniche o di rischio del paziente – un significativo beneficio in termini di salute,

  2. e, nello stesso tempo, non sia possibile effettuare cure dello stesso tipo presso strutture pubbliche o convenzionate oppure non sia possibile farle entro i tempi previsti per legge.

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