
La contestazione deve essere tempestiva, ma rispetto al momento di accertamento del comportamento illecito del dipendente: se serve diverso tempo per svolgere le indagini in azienda, il licenziamento può arrivare anche a distanza di mesi. Grave inadempimento del dipendente, ma il licenziamento arriva dopo ben 18 mesi: possibile? Sì, se per effettuare gli accertamenti del caso è necessario tutto questo tempo. Del resto sarebbe assurdo pensare che l’azienda possa intimare un licenziamento ancor prima di avere la certezza dell’illecito disciplinare commesso del lavoratore. Così, sebbene la legge stabilisca che la contestazione dell’irregolarità del dipendente debba essere effettuata immediatamente, è anche vero che questo concetto è relativo e va valutato caso per caso, in base alla necessità del datore di lavoro di acquisire piena conoscenza delle circostanze di fatto. Sono questi i chiarimenti che provengono da una sentenza della Cassazione di poche ore fa . La contestazione deve essere tempestiva
La contestazione dell’addebito deve essere tempestiva, con riferimento al momento della commissione del fatto o della conoscenza del fatto stesso da parte del datore di lavoro . È una tempestività relativa, essendo compatibile con un intervallo di tempo necessario per l’accertamento e la verifica dei fatti e per un’adeguata valutazione della gravità dell’addebito, dovuto, per esempio, alla complessità della struttura organizzativa dell’impresa.
Secondo la Suprema Corte si può considerare tempestiva la contestazione disciplinare attivata un anno e mezzo dopo la scoperta delle violazioni se quel tempo è necessario al datore per acquisirne piena conoscenza, con complesse indagini, e scoprirne la rilevanza poiché “non basta il semplice sospetto per la contestazione ancor prima di conoscere l’esito delle verifiche in corso: diversamente si costringerebbe l’azienda ad anticipare la contestazione senza ancora disporre dei dati conoscitivi per valutare le giustificazioni eventualmente offerte dal lavoratore”. La tempestività d’una contestazione disciplinare va valutata non muovendo dall’epoca dell’astratta conoscibilità dell’infrazione, bensì – come già anticipato – dal momento in cui il datore di lavoro ne acquisisca in concreto piena conoscenza. Insomma, solo quando l’azienda abbia la certezza dell’illecito può procedere ad attivare il procedimento – previsto dallo statuto dei lavoratori – necessario per poter poi intimare il licenziamento. La vicenda
Un agente liquidatore, assunto presso una assicurazione, era stato licenziato per una serie di ripetute e gravi irregolarità nella liquidazione di diversi sinistri tutte a vantaggio dello stesso avvocato. La contestazione dell’azienda era però avvenuta dopo ben 18 mesi, sicché il dipendente, nell’impugnare il licenziamento, aveva contestato la mancata tempestività nel procedimento disciplinare. L’argomento, però, non ha convinto i giudici. La complessa la ricostruzione delle vicende protrattesi nell’arco di un biennio aveva infatti richiesto verifiche più approfondite. - See more at: http://www.infortunisticaconsulting.com/