
Fermo amministrativo Equitalia: per chi riceve la cartella di pagamento conviene pagare immediatamente o chiedere subito la dilazione, altrimenti sarà impossibile utilizzare l’auto fino a sei anni. Una delle conseguenze più evidenti della recentissima riforma del fermo auto è in materia di tassa di circolazione: il bollo auto non pagato, infatti, rischia di lasciare a piedi numerosi italiani raggiunti dalla cartella di pagamento di Equitalia. Per evitare il blocco del mezzo per sei anni consecutivi, infatti, al contribuente converrà chiedere subito la dilazione o, diversamente, pagare in un’unica soluzione e non oltre 60 giorni dalla notifica della cartella medesima. Ma procediamo con ordine. Il bollo auto e il fermo amministrativo
In caso di mancato versamento del bollo auto, lo strumento più utilizzato da Equitalia per procedere alla riscossione è il fermo amministrativo sull’auto stessa alla quale si riferisce la violazione tributaria. Questo perché il pignoramento mobiliare risulta fin troppo costoso, aleatorio e poco conveniente, mentre quello immobiliare è possibile solo dopo determinati importi (20.000 euro per l’ipoteca, 120.000 euro per il pignoramento, fermo restando il divieto di esecuzione forzata sulla prima casa). Invece, il blocco dell’auto è una misura che ha sempre rivelato una efficace “capacità persuasiva”, posta la necessità del mezzo privato per gli spostamenti. Chi non ha i soldi per pagare l’intera cartella – che, dopo diversi anni e le sanzioni, raggiunge importi anche elevati – può chiedere la dilazione del pagamento. Il che si rende necessario tenuto conto che, molto spesso, insieme al mancato versamento del bollo auto, la cartella contiene anche la richiesta di pagamento per altri debiti fiscali. Fino a ieri, però, il fermo auto veniva cancellato con il pagamento della prima rata. Oggi non è più così. La riforma del fermo auto
Come abbiamo spiegato nell’articolo: “Blocco auto: così Equitalia lascerà a piedi gli italiani”, il fermo amministrativo è stato interessato da una importante modifica di cui ben pochi si sono accorti, ma che è già in vigore dallo scorso ottobre. L’intervento ha trasformato tale strumento di coercizione dell’Agente della riscossione da misura cautelare, quale prima era, in una misura punitiva. In pratica, il decreto legislativo di riforma del sistema fiscale dispone ora che la richiesta di rateazione non cancella più il fermo già iscritto alla data della richiesta stessa. In buona sostanza, chi chiede di pagare la cartella a rate eviterà che, per il futuro, Equitalia possa iscrivere ipoteche, fermi o procedere a pignoramenti, tuttavia i fermi e le ipoteche già iscritti a quella data restano in piedi fino a pagamento completamente avvenuto ossia con il versamento dell’ultima mensilità. In precedenza, invece, come abbiamo detto, il fermo veniva cancellato con il versamento della prima rata del piano di dilazione. Risultato: poiché gran parte delle dilazioni sono a 72 rate (ossia sei anni), in quanto per l’ottenimento della stessa non c’è bisogno di dare prova delle difficoltà economiche, l’automobilista resterà, per tutto questo tempo, senza un mezzo e dovrà viaggiare a piedi o con i mezzi pubblici. Un grosso peso per chi si reca a lavorare a diversi chilometri di distanza dalla casa o per il pensionato che non riesce a deambulare. Quale tutela per il contribuente?
L’unica soluzione per evitare la nuova tagliola è di procedere immediatamente al pagamento dell’intero debito, prima che Equitalia iscriva il fermo, oppure presentare la richiesta di rateazione entro i 60 giorni dalla data di notifica della cartella di pagamento. - See more at: http://www.infortunisticaconsulting.com