
Con l’accertamento tecnico preventivo la causa contro la banca può terminare prima: si va prima dal consulente e poi si sceglie se rivolgersi al giudice in tribunale.
Ritieni che la banca ti abbia sottratto, a titolo di interessi, delle somme superiori rispetto a quelle dovute per legge e, nello stesso tempo, vorresti una soluzione immediata, rapida e, possibilmente, con spese legali ridotte? I miracoli non esistono, ma le vie di mezzo sì. Il codice di procedura civile contiene un articolo che consente al correntista, prima di avviare la vera e propria azione in tribunale, di chiedere al giudice la nomina di un consulente tecnico d’ufficio che predisponga una perizia volta ad accertare il reale importo dovuto. Ad esito della consulenza potrai decidere se ti conviene o meno instaurare la causa vera e propria: ma con il vantaggio che, se il consulente ha dato torto all’istituto di credito, quest’ultimo potrebbe farti un’offerta transattiva, avendo infatti già la certezza di perdere il giudizio. Diversamente, se l’esito è per te sfavorevole, avrai evitato una sonora condanna alle spese, oltre ai tempi e ai costi di un giudizio “completo”.
Lo scopo di questa previsione è certamente quello di non intasare i tribunali con cause che potrebbero essere risolte bonariamente in anticipo tutte le volte in cui sia incerta la ragione “tecnica” delle parti. Ma, dall’altro lato, in questo modo si finisce indubbiamente per avvantaggiare i correntisti che vorrebbero “svelate”, sin da principio, le carte sull’esito della sentenza: e questo perché spesso la decisione finale dipende quasi esclusivamente dal risultato della perizia del CTU (il cosiddetto consulente tecnico d’ufficio).
A confermare la possibilità di utilizzare lo strumento dell’accertamento tecnico preventivo anche in materia bancaria, e segnatamente in questioni di interessi, è una recente ordinanza del Tribunale di Castrovillari (CS) che, peraltro, si rifà a numerosi precedenti della Cassazione.
In verità, per poter accedere all’accertamento tecnico preventivo è necessario dimostrare di avere urgenza (perché, nel caso di una decisione che arrivi dopo anni, si verrebbe irrimediabilmente danneggiati) e che la propria ragione sia già apparentemente chiara dalle carte. Ma se anche non vi fossero questi due presupposti, ci si potrebbe spostare su un altro strumento assai simile, anzi quasi identico (finanche nel nome) che si chiama “consulenza tecnica preventiva”: la differenza sta solo nel fatto che in quest’ultimo, oltre a non esigersi i predetti due presupposti (che potrebbero essere limitati), il perito tenta una conciliazione bonaria tra le parti.
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