Quando viene contestata una violazione del Codice della strada e il destinatario del verbale ha commesso questa violazione perché si trovava in situazione di emergenza o grave pericolo per sé o per gli altri, la relativa multa può essere annullata, invocando il cosiddetto “stato di necessità”.
Lo stato di necessità è infatti una situazione che esclude la punibilità per la commissione di un reato; consiste in un comportamento che giustifica chi ha commesso un illecito penale o amministrativo, in quanto costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona. Si pensi a chi, trasportando un ferito in ospedale, supera il limite di velocità previsto in un determinato tratto stradale e viene perciò fotografato da un autovelox, oppure transita, non autorizzato, in zona a traffico limitato; oppure a chi viene multato perché sosta in corsia di emergenza, essendosi dovuto improvvisamente fermare per un impellente bisogno fisiologico.
Ciò ovviamente a condizione che il comportamento illegittimo tenuto sia proporzionato al pericolo che si intende evitare: in parole povere, se io corro a 150 km/h violando il limite di 130 km/h, devo aver un motivo così valido che sia ‘superiore’ alla norma del Codice della strada infranta.
Documentando e provando quindi la situazione di emergenza, o pericolo in ragione del quale è stata commessa la violazione, il Giudice dovrà procedere all’annullamento del relativo verbale, dovendosi considerare esclusa l’illegittimità del fatto commesso.
La Corte di Cassazione e il Giudice di Pace hanno addirittura ritenuto, in materia, che non sia indispensabile provare che la violazione è avvenuta in quanto inevitabile per scongiurare il danno grave o pericolo invocato, essendo sufficiente indicare come la condotta stessa potesse anche solo fornire un contributo determinante al fine di evitare il danno.
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